martedì 31 ottobre 2006

Convalescenza

I vari commenti al mio ritorno a scuola:

"Oh, allora stai bene? Ma come te lo sei fatto? Sei caduto in bicicletta?".
"No, facendo sport...".
"Ma che sport fai?".
"Ehm, judo".
"Judo? Ma dai... ahahah". E con una risata se ne va, la collega.

"Prof, mi hanno detto che si è fatto male. Anche io ho preso uno stiramento, ma io faccio sport, lei invece... Cos'è, caduto in bici?".
"Io invece cosa? Anche io faccio sport, non sono caduto dalla bici".
"Fa sport? Ma cosa fa?".
"Judo".
"Noooo? Ma dove lo fa? Ma che cintura è? Ma cosa ha fatto?". Se ne sta un po' al banco a meditare, io mi faccio raccontare i suoi infortuni (chiacchiere tra atleti, si sa), gli racconto della mia gamba viola. Dopo un po' (mentre interrogavo) dice:
"Ma prof, lei è attivissimo! Fa sport, fa dei giochi (ho raccontato che faccio giochi da tavolo alla tedesca), ha tre figli...".

"Oh, come va? Lo so che è stata tutta una finta per schivarti la riunione coi genitori, eh?", dice la collega che si è fatta anche la mia riunione venerdì. "Ma come hai fatto a farti male? Sei caduto dalla bicicletta?" (e dai con la bicicletta).
"No, facendo attività sportiva...".
"Ehhh, lo sport fa male. Devi fare come me, mettiti a fumare e bere e vedrai che va meglio".

Insomma, la statistica dice che a scuola mi vedono come un poveretto incapace di fare attività sportiva e che passa il suo tempo sulla bicicletta.

sabato 28 ottobre 2006

La complessità delle canzoni

Donald Ervin Knuth è un matematico che ha saputo coniugare, con maestria, matematica pura e informatica. Per lui è stato creato il titolo accademico di Professor of the Art of Computer Programming. È uno strano personaggio, un vero geek, conosciutissimo nel mondo accademico.

Ha scritto lavori scientifici molto importanti, ma non solo. Ne ho scoperto uno meraviglioso, intitolato The Complexity of Songs, che spiega la tendenza che hanno le canzoni popolari ad evolversi da ballate lunghe e ricche di contenuti a testi altamente ripetitivi con un significato nullo o quasi.

L'apice di questa tendenza è stato raggiunto, secondo Knuth, durante il ventesimo secolo, quando la disponibilità di droghe moderne ha portato alla necessità di un uso sempre minore della memoria. Si è così arrivati a canzoni con complessità dell'ordine di O(1) ovvero, per i non matematici, canzoni arbitrariamente lunghe la cui complessità rimane costante. Ecco l'esempio finale, nella forma di una relazione ricorsiva:

S(0)=" ";
S(k) = V(k)S(k-1), per k maggiore o uguale a 1;

dove

V(k) = "That's the way," U "I like it," U, per k>0;
U = "uh huh, uh huh".

[Per chi legge Rudi Mathematici, questo è un palese invito al Grande Capo a scrivere un PM sull'argomento]

venerdì 27 ottobre 2006

Avrei preferito la riunione coi genitori...

... e invece me ne sto qua con un pezzo di ghiaccio tra le gambe per uno "stiramento dell'adduttore". E poi dicono che lo sport fa bene.

mercoledì 25 ottobre 2006

Standing ovation

I genitori remano contro: non avrei saputo dirlo meglio. Venerdì toccherà a me la riunione coi genitori degli alunni di seconda, speriamo bene...

La P

Ciccino, lo studente di prima che ha l'aspetto di un bimbino delle elementari - visino pulito e sorridente, non un filo di barbina, non tanto alto - mi chiede spesso di uscire per andare in bagno. Oggi non ne potevo più, e gli ho detto:
"Va bene, esci, però ti metto una P sul registro".

Lui si è subito preoccupato, si è avvicinato alla cattedra ed è venuto a controllare. Ha visto che, con la matita, scrivevo una bella P nella casellina corrispondente al suo nome e alla data di oggi. E mi ha domandato, preoccupatissimo:
"Ma cosa vuol dire quella P, prof?".
"Vuol dire pipì".
"Ma come?".
"Sì, tu vai fuori e io segno che sei andato a far pipì".
"Ma no, prof, dico davvero! Cosa vuol dire?".
"P come pipì, te l'ho detto. Tu vai fuori e io noto".
"Ma poi quando rientro me la toglie?".
"No".

Adesso è preoccupatissimo.

martedì 24 ottobre 2006

Nuovi cocchi

Una compagna di classe della Cocca (che doveva venirmi a trovare e invece non si è fatta vedere, fornendomi una scusa poco credibile come "avevo lezione e stavano spiegandomi delle cose, non potevo uscire dalla classe"), anche lei mia studentessa al biennio, ha una sorella che ora frequenta la mia prima.

Da un po' di tempo questa sorella mi viene incontro lungo il corridoio, mi dice cose del tipo "prof, lei ce l'ha con me", oppure "prof, è vero che lei mi odia?". Io le rispondo sempre "certo", lei sorride, e insieme entriamo in classe.

Questa ragazza, oltre ad avere una voce che mi piace molto perché è un po' bassa e non sgallina mai, è anche molto diligente e, pare, brava. Non l'ho mai dovuta richiamare all'ordine, porta sempre i compiti, risponde a tono, capisce quando si deve stare zitti, cose così. Ma aspetto a sbilanciarmi dopo aver corretto la verifica che hanno fatto ieri.

Sette

Sette (lo studente che fuma per rimanere magro) oggi è stato cacciato fuori dal laboratorio di informatica. Chi lo ha mandato fuori perché non rompesse più è stato l'insegnante più buono, paziente e tollerante di tutta la scuola. Poi io l'ho interrogato: non sapeva niente, zero. Mi sa che quest'anno promette male per lui...

venerdì 20 ottobre 2006

Maxima (pubblicità matematica)

La mia calcolatrice è in grado di fare calcoli simbolici: polinomi, scomposizioni, limiti, derivate, integrali, serie, una cosa meravigliosa. Quando la estraggo dallo zainetto gli studenti si strabiliano sempre e chiedono se ne possono usare una anche loro, quanto costa, cosa può fare, quanto costa, ma ci pensi a fare i compiti con quella, quanto costa, ma possiamo usarla, quanto costa? (pare che il costo sia un argomento molto sentito)

Io rispondo che non vengono svolti tutti i passaggi necessari per arrivare al risultato, come devono fare loro, e l'entusiasmo un po' diminuisce. Ma non del tutto, e allora aggiungo che perderebbero meno tempo a studiare matematica di quello che perderebbero a studiare il manuale della calcolatrice. Il costo abbastanza elevato rimane, comunque, il maggior deterrente.

Non sanno, gli stolti, che esistono anche programmi per computer che fanno le stesse cose che fa la mia calcolatrice. Non solo, ma alcuni di questi programmi sono scaricabili gratuitamente dalla rete. Io ho usato alcune volte Maxima, e pensavo che fosse solo per linux. Scopro invece oggi che ne esistono anche la versione per windows e, addirittura, una versione utilizzabile via web, senza dover installare nulla (cliccare su take the tour per avere un'idea di cosa si può fare).

[Nella pagina dei progetti relativi a Maxima sono elencati anche altri siti che permettono l'uso del programma via web]

mercoledì 18 ottobre 2006

Geekness

Ho trovato questo sito che misura quanto uno è geek, e l'ho provato subito. Devo dire che alcune domande che vengono utilizzate per capire il livello di geekness di una persona a me sembrano normali... Per esempio, questa: "io ho citato il grande maestro Jedi Yoda almeno quasi seriamente".

In effetti, a lezione lo cito spesso. Un tipico dialogo è questo:

"Allora, hai fatto i compiti?", domando candidamente.
"Eh, certo", risponde l'interrogato, ancora più candidamente, se possibile.
"Bene, vediamo!", inquisisco.
"Ma non ci sono riuscito...", si difende.
"Allora non contiamo storie: non li hai fatti!", accuso.
"Però ci ho provato!", tenta di salvarsi il povero studente.
"Aah, no! Cosa dice il maestro Yoda a Luke?". E qua l'auditorio è completamente spiazzato.
"Eehhh?".
"Yoda, hai presente? Cosa dice a Luke dopo che ha provato a sollevare l'astronave dal fango e non ci è riuscito? Luke dice che ci ha provato, e Yoda?".
"Eeehmmm...".
"Ma non sapete niente di niente! Yoda dice: No! Provare no! Fare, o non fare. Non c'è provare!".

(Comunque ho ottenuto un punteggio di 31.95266%)

sabato 14 ottobre 2006

La Cocca

Ogni prof ha i suoi cocchi (anche se ogni prof cercherà di negare questa affermazione con tutte le proprie forze): spesso sono studenti che vanno particolarmente d'accordo con la materia, ma non sempre. Anche io ho i miei, quasi tutti bravi, svegli e pronti a rispondere a domande di matematica, studenti che danno soddisfazione.

Una, però, non è particolarmente brava in matematica. L'ho avuta soltanto al biennio, qualche anno fa (adesso fa la quinta), le ho dato vari 5, qualche 6, pochi 7. Poi al triennio è stata inserita in una classe non mia, e ora del suo rendimento scolastico so poco; pare che sia migliorata, comunque.

Bene, lei in classe poteva fare di tutto. Chiacchierava fitta fitta con la sua compagna, si scambiava messaggi scritti sul banco, non stava assolutamente attenta. Io passavo vicino, davo un'occhiata, una sgridata fittizia, poi mi giravo e lei ricominciava (e io lo sapevo).

Veniva a recupero al pomeriggio, faceva un paio di esercizi, poi si metteva a chiacchierare, raccontava delle amiche e dei morosi (in potenza o in atto, più che altro in potenza), delle sorelle e della famiglia.

Una volta in classe ho sgridato una sua compagna perché faceva confusione e non stava attenta, e lei mi ha risposto:
"Ma prof, perché sgrida me? La Cocca può fare quello che vuole e prenderla in giro sempre e non le dice niente, io ho detto solo una cosa e mi sgrida!".
Al che io l'ho guardata storto, ho sibilato: "Come ti permetti? Vai fuori e pensa a quello che hai fatto" e l'ho mandata fuori dalla porta, ma in realtà avrei dovuto dirle: "Hai ragione, ma che ci posso fare? (Anche se la Cocca non mi ha mai preso in giro, tu invece lo fai continuamente)".

Bene, ho incontrato la Cocca lungo i corridoi l'altro giorno: ha detto che martedì viene in classe (in prima) a trovarmi. Mi ha chiesto se la faccio entrare, le ho detto di sì. Sarà mezz'ora di dolce far niente per quelli di prima, ma che poi non si azzardino a perdere tempo quando la Cocca sarà andata via.

venerdì 13 ottobre 2006

Disequazioni

Scena: aula della seconda, in una tranquilla mattina di ottobre.
Personaggi: studentessa alla lavagna intenta a risolvere un esercizio, prof che controlla, resto della classe che più o meno tenta di seguire.

Prof: "Senti, perché cominci da sotto invece che da sopra?"
Studentessa: "Perché da sotto mi piace di più".
Resto della classe: boato indescrivibile.

giovedì 12 ottobre 2006

I coniglipolli

Oggi, in seconda:

"Bene, ragazzi, facciamo qualche problema di applicazione dei sistemi. Prendete questo a [pagina/numero]. In un cortile ci sono oche, polli, conigli...".

dissolvenza

"Prof, ma quante zampe hanno i conigli?".
"Prof, ma a me vengono dei mezzi polli!".
"Prof, ma a me vengono dei polli negativi!".

Da domani solo triangoli, trapezi e quella roba lì.

lunedì 9 ottobre 2006

Premi IgNobel 2006

Leggo da Daveblog che hanno assegnato i premi IgNobel 2006. Cito solo la motivazione del premio per la matematica:

Premio assegnato a Nic Svenson e Piers Barnes (Australian Commonwealth Scientific and Research Organization), per aver calcolato il numero di scatti necessari per assicurarsi (o quasi) che nessuna delle persone riprese in una foto di gruppo abbia gli occhi chiusi


(ma anche quello sulla fisica degli spaghetti non è male...). Il tutto dedicato a quegli studenti che domandano sempre: "prof, ma a cosa ci serve questa cosa nella vita?".

giovedì 5 ottobre 2006

Citazione

“Ho conosciuto poeti che non conoscevano Newton, e se ne vantavano. Ho conosciuto scienziati che non conoscevano Shakespeare, e se ne vergognavano”.


Gerardus 't Hooft, Nobel per la Fisica nel 1999.

Dall'ultimo numero di Rudi Mathematici, pagina 4, nota 1.

mercoledì 4 ottobre 2006

Ormoni

Un gruppetto di ragazzi e ragazze di seconda è passato davanti alla porta (aperta) della prima, dove io ero appena entrato per fare lezione. Si sono fermati a salutare, e dalle ragazze sedute in aula è arrivata una richiesta: "Prof, li faccia entrare!".

Dico ai maschietti affacciati alla porta: "volete entrare a fare una sfilata?". E loro subito sono entrati in bell'ordine, hanno sfilato davanti alla cattedra, hanno accolto con grazia gli sguardi delle fanciulle, e sono usciti. "Bene, ragazzi, adesso andate che io devo fare lezione, e magari anche voi...", ho cercato di concludere.

"Proooof, no!", lamento dalla parte maschile della prima, "faccia entrare anche le ragazze!". Ormai rassegnato, mi rivolgo allora anche alle ragazze: "volete entrare anche voi?".
"Nono, noi non entriamo", risponde una.
"Dai, vi vogliono ammirare, via!", insisto.
"Prof, se io entro posso fare lezione con lei invece che tornare nella mia classe?", domanda quella alla quale ho dato nove l'anno scorso.
"Certo che no!", affermo con convinzione.
"Bene, io entro lo stesso". Entra, e si va a sedere in un banco vuoto, di fianco a un povero piccolo maschietto indifeso.

Allora io entro, mi siedo alla cattedra, e dico: "bene, adesso la nuova arrivata ci farà una bella lezione introduttiva alla geometria!".
"Nononono", risponde la nuova arrivata, poi si alza ed esce fulminea, chiudendo la porta.

"Nooo, prof!", si lamenta il povero piccolo maschietto indifeso di cui sopra. "E adesso, come faccio? Non poteva lasciarla qui?". Si sporge verso la sedia lasciata vuota dalla fanciulla e comincia ad accarezzarla e annusarla. Fischi da parte dei compagni maschi. Gelidi sguardi di disapprovazione da parte delle compagne femmine.

Mi sono seduto e mi sono detto: "e adesso come faccio a spiegare geometria?".

lunedì 2 ottobre 2006

La quinta

Oggi ho rivisto gli studenti di quinta, che sono stati per due settimane in stage. Trenta secondi di saluti, poi:
"Via, ragazzi, che oggi si finisce il programma!".
"Noo, prof, già? Dobbiamo ripassare!".

Bene, ripassino veloce sulle derivate, incredibilmente qualcosa sapevano. Poi comincio col problema della misura, la definizione di integrale definito, qualche esempio di applicazione della definizione. Tutto farcito con cose del tipo "naturalmente vi ricordate questo", "questo lo sapete tutti", "questo non sto neanche a spiegarvelo tanto si sa". Ogni tanto saltava fuori qualche obiezione, tipo "prof, può ripetere?". E la risposta:
"Ma come? Non lo sai? Ah, allora me lo segno che te lo chiedo all'esame!".
"Noo, già ci parla dell'esame?".
"Certo, solo per quelli che saranno ammessi! Ricordatevi che chi ha dei debiti da recuperare non può fare l'esame!".
"Ma non è vero! Non l'hanno ancora approvato! E se lo fanno, sarà per le terze di quest'anno!".
"Nono", faccio io, faccia di bronzo, "è tutto vero [falsissimo]. Se avete debiti, sbrigatevi a recuperarli prima dell'esame".
"Ma anche io che in seconda non ho recuperato chimica?".
"Certo".
"Ma non l'ho più fatta dalla seconda!".
"Peccato".
"Ma come? Dai, non può essere vero!", occhi che cercano l'approvazione dei compagni.
"Comunque sia, adesso basta. Torniamo all'esempio. Ricordate tutti la formula del piccolo Gauss...".
"Eeeehhh?", coro.
"Ma dai, ve l'ho raccontata un sacco di volte!".
"Proooof, ce la ridice?".

Amo la quinta.